Non resisto al bisogno impellente di vivere situazioni
estreme. Ancora non ho imparato che si può anche stare in panchina e lasciarli
fare. No, no, figuriamoci, io non mollo!
Alla richiesta di mio figlio: “Ma’, forse c’ho bisogno di
qualche vestito che vado in colonia al mare!” (come se finora l’avessi mandato
in giro déshabillé ), ho risposto “presente!”
Naturalmente colgo al volo “l’occasione”! Ebbene sì,
aspettavo questo momento da tanto tempo.
Calmi tutti, non è il sole che mi ha fatto male. Finalmente
potevo fare la mamma-shopping. Per chi ha figlie femmine quest’esperienza
avviene molto prima, credo, e con tutta sincerità un po’ mi manca non poter
avere quei momenti di complicità che vengono a crearsi tra mamma e figlia.
Mi fiondo in auto come Nuvolari, sistemo lo specchietto,
giro la chiave e sul sedile a fianco, eccolo! Si allaccia la cintura, si parte.
Già mi immaginavo di trascorrere quel piccolo viaggio
insieme chiacchierando un po’. Mi fa segno subito con il dito di stare zitta,
poi alza la musica e canta a squarcia gola. Immerso nel suo mondo, non mi
resta che comunicare in solitaria. Ogni mio cenno, atto ad iniziare una
conversazione, viene prontamente revocato. Ma io sono un’ottimista! Tra
poco siamo al centro commerciale, si parcheggia, e poi voilà,shopping
con mammà!
Eccoci arrivati, parcheggio e lui scende, ovviamente senza
aspettarmi. La camminata è quella che tanto ho “criticato”. Ferma e convinta ho
sempre ripetuto a me stessa in passato: “il mio non camminerà mai così!”,
appunto in passato.
Lo raggiungo e mi guardo attorno, l’impressione osservandolo
è quella di essere in giro con i Mancio e Stigma, sì proprio quelli, gli
Emo! Porta pazienza, non mi scoraggio. Appena entrati al centro
commerciale, si volta e con fare minaccioso mi dice “Se mi fai vedere le cose che
non mi piacciono me ne vado”.
Ma che bello fare shopping da Trieste in giù!
Quand’è che lo aprono lo sportello “sos mamme in apnea?”
Ha puntato il negozio, si entra. Sto al suo fianco, guardo un po’ in giro, mi volto
e già non c’è più.
No, perché avvisarmi è un disturbo!? Tant’è che parlavo da
sola! Sono pure convita che le commesse sono abituate. Noi mamme parliamo con
presenze invisibili da sempre, ancor prima che la Nasa annunciasse il primo
avvistamento di un’entità animata.
Si ritenta, secondo negozio. Qua ci siamo, me lo sento!
Trova i jeans “comelivolevalui”.
Stavolta ho fatto bene la mam…argh!
Entra in cabina per provare i pantaloni, io attendo.
Impaziente, sbircio, giuro ho solo sbirciato. L’avessi mai fatto! Urla come
Polifemo nell’Odissea. “Chi è?”
Rispondo “Nessuno, amore, è la mamma!” . Torno in panchina!
Ora non vi racconto i dettagli, giusto per dire, due
pantaloni, un costume da bagno, due magliette, sette anni della mia vita.
Armata
ancora dall’entusiasmo iniziale, gli propongo una merenda insieme al bar. Poteva andar bene?
Certo, mi risponde, “ma beviamo solo, la merenda la facciamo a casa”.
Naturalmente, ma sicuro, chi c’ha più la forza di
contraddirlo?
Non siete curiosi di sapere cosa abbiamo, o meglio cosa ha
bevuto? Una spremuta d’arancio, una bottiglietta di acqua minerale, due mega
brioches!
Tanto sono ubbidiente io, che mi sono presa solo un
cappuccino! Ma la merenda non si faceva a casa?
Finito il lauto pasto, ecco che si precipita dentro il
negozio di videogames. L’allenatore chiede il cambio, rientro in gioco.
Eh no carino, siamo venuti per i vestiti, non per i giochi.
Mi guarda dritto negli occhi e convinto mi dice “Sei
disposta a spendere 40 euro per un paio di pantaloni e non mi compri un gioco
da 30? Spiegami il perché!”
Mi gratto la testa, cerco nella borsetta, ecco qua… beccati
sto cartellino rosso!
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